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La Leishmaniosi canina in Piemonte


La Leishmaniosi è una malattia zooonosica causata da un protozoo appartenente al genereLeishmania spp. e trasmessa da un vettore biologico, il Phlebotomus spp., un insetto che assomiglia ad un moscerino, della grandezza di 2-3 mm, comunemente denominato “pappatacio”. I cani costituiscono il principale serbatoio di infezione per l'uomo (Gramiccia et al., 2005).

La disseminazione del parassita nell’organismo e l’eventuale sviluppo della malattia dipendono dal tipo e dall’efficienza della risposta immunitaria del cane infetto. La risposta immunitaria gioca un ruolo molto importante nell’evoluzione e nella prognosi della malattia; il coinvolgimento dei linfociti T helper CD4+ indirizza il sistema immunitario verso una risposta umorale (Th2) o verso una risposta cellulo-mediata (Th1). I due estremi dell’espressione clinica sono rappresentati da:

- cani infetti clinicamente sani, caratterizzati da una lieve o assente risposta Th2 e dalla presenza di una risposta Th1 specifica contro Leishmania spp.;

- cani infetti e gravemente malati, caratterizzati da un’esagerata risposta Th2 e da una risposta Th1 assente o lieve.


Vengono definiti “esposti” i cani clinicamente sani nei quali i test diagnostici cito-istologici, parassitologici e molecolari risultano negativi ma con titoli anticorpali specifici, non superiori a 4 volte il valore soglia del laboratorio di riferimento. Sono solitamente soggetti che soggiornano o hanno soggiornato, durante una o più stagioni di trasmissione, in un’area dove è accertata la presenza di flebotomi vettori del parassita.


Un cane infetto è un soggetto nel quale è dimostrabile la presenza del parassita, con metodi diretti (microscopia, coltura o PCR) e con metodi indiretti (messa in evidenza di anticorpi specifici).


Un cane è definito malato quando risulta positivo l’esame citologico eseguito su tessuti presentanti lesioni compatibili con infezione da Leishmania spp., indipendentemente dal risultato della sierologia. La malattia nel cane è caratterizzata da marcato pleomorfismo dei segni clinici, che variano dall’assenza totale dei sintomi a quadri clinici gravi, devastanti e spesso fatali. I più comuni si palesano con lesioni cutanee, dermatite esfoliativa generalizzata, papule, noduli, ulcerazioni, croste, alopecia, perdita di peso, linfoadenomegalia generalizzata, lesioni oculari, diarrea cronica, epistassi, zoppia e atrofia muscolare, onicogrifosi. L’insufficienza renale è la causa che porta poi alla morte. Il parametro biochimico più significativo è l’ipergammaglobulinemia associata a ipoalbuminemia, trombocitopenia, anemia non rigenerativa, iperazotemia e ipercreatininemia. (Ciaramella et al., 2003).


In Italia, fino al 1970, la leishmaniosi canina era endemica nelle Regioni centrali e meridionali, comprese le isole, mentre nel Nord Italia non era stata mai rilevata, con l'eccezione di Liguria e poche aree nella regione Emilia-Romagna. Fattori climatici e socio-economici hanno portato a cambiamenti nella distribuzione di Leishmaniosi canina in Europa dalla metà degli anni ‘80 (Gramiccia et al., 1985), con una progressiva diffusione dell'infezione che è stata osservata in regioni settentrionali precedentemente non interessate raggiungendo le Prealpi del nord Italia, i Pirenei in Francia e il nord della Spagna.

Il gran numero di cani che viaggiano verso il sud Europa, o importati come animali da compagnia provenienti da zone dove Leishmaniosi canina è endemica, hanno probabilmente aumentato il numero di casi clinici segnalati in paesi non endemici.

Uno studio dell'Università di Torino del 2017 (Ferroglio et al., 2017) ha dimostrato come il vettore sia di fatto diventato endemico nelle aree della val Susa, Asti, Alessandria, Chivasso ed Ivrea.


Diventa quindi ancor più importante il ruolo della prevenzione, che deve essere effettuata in maniera attenta, non solo nella stagione calda, con l'utilizzo di spot on mirati contro il flebotomo, con la vaccinazione (è disponibile in commercio un nuovo vaccino efficace privo di effetti collaterali allergici) e ausili farmacologici come il domperidone.



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